Dott. Giulio TITTA: LA MEDICINA DI FAMIGLIA OGGI

Dott. Giulio TITTA

La medicina negli ultimi decenni è diventata sempre più tecnologica e di conseguenza sempre più costosa. Di fronte agli innegabili vantaggi in termine di salute apportati ha posto i sistemi sanitari nella necessità di razionalizzare tutte le risorse, non essendo ormai più possibile concedere tutto a tutti. Il medico che una volta badava solo a prescrivere secondo scienza e coscienza, oggi deve pensare anche al fatto che se eccede in prescrizioni superflue può sottrarre risorse a pazienti che ne hanno bisogno per vivere. Queste limitazioni sono oggi particolarmente sentite dal medico di medicina generale perché, essendo egli il prescrittore ultimo del Servizio Sanitario Regionale, su di lui vengono esercitate tutte le attività di controllo e spesso paga in prima persona farmaci talora consigliati da altri colleghi del servizio sanitario. Oggi non è più possibile che al cittadino, che subisce una semplice distorsione al ginocchio, venga immediatamente richiesta da uno specialista una risonanza o peggio una risonanza venga richiesta da un ortopedico per un dolore artrosico ad un ottantenne. Ogni medico dovrebbe seguire l’aureo concetto che dice: l’esame che vado a richiedere può modificare il mio atteggiamento di cura? Oggi i medici di famiglia frequentemente sono in contrasto con gli specialisti perché spesso essi tendono a largheggiare nelle richieste di accertamenti, richieste che poi vengono addebitate dalle ASL al medico di famiglia. Da più parte è stato chiesto agli Assessori alla Sanità ed ai Direttori generali alla Sanità di dotare di ricettario del SSN gli specialisti in modo tale da responsabilizzarli nella spesa, ma tutto è caduto nel silenzio più assoluto.
Il medico di medicina generale oggi è il professionista più vicino al cittadino, quello che dovrebbe cercare di valutare il percorso più idoneo e meno costoso per ognuno dei propri assistiti. Ma questo gravoso compito non può essere assolto nella solitudine del proprio ambulatorio. Il medico di famiglia deve condividere dei percorsi assistenziali con gli specialisti delle varie materie. Oggi il Piemonte, unica regione in Italia, ha dimostrato che gestire un paziente diabetico con il diabetologo è vantaggioso per il paziente e per le casse dello stato. Il fatto che i medici di famiglia ed i diabetologi si siano messi d’accordo che per seguire correttamente questi malati bisogna sottoporli ad un ristretto numero di visite e ad alcuni esami essenziali con determinate cadenze, ha portato ad una riduzione di ricoveri, di accessi in pronto soccorso e ad un miglioramento dei dati clinici del paziente.
Questi percorsi possono essere estesi a tutte le patologie croniche: BPCO, scompenso cardiaco, cardiopatia ischemica, vasculopatie.
Se riuscissimo ad aggredire queste malattie, come abbiamo fatto per il diabete, potremmo incidere pesantemente su quell’8% della popolazione che assorbe il 60% delle risorse del SSR.
Ma in Regione Piemonte si parla solo di riconvertire strutture ospedaliere e di accorpare servizi, riguardo alla Medicina generale il silenzio più assordante.
A livello nazionale il Decreto Balduzzi continua a parlare di H24 come se questo fosse il problema della medicina territoriale. Ma siamo proprio sicuri che mettendo a disposizione un medico H24 il cittadino smetterà di rivolgersi al Pronto soccorso? Creare un luogo fisico in cui il cittadino possa andare in alternativa al PS, un luogo in cui possa trovare un medico di famiglia e degli specialisti che possano dare una risposta a problematiche di salute di bassa e media intensità, ritenute a ragione o a torto urgenti, è di sicuro un buon servizio per la collettività, ma poco incide sul benessere della popolazione. Il cittadino ha bisogno di un medico che lo sappia ascoltare e guidare nel percorso della vita, ha bisogno del suo medico e non di un medico qualunque.
Ma l’amarezza cresce nell’animo del medico, sia esso ospedaliero o di famiglia, quando percepisce la scarsa considerazione in cui è tenuto dalla politica: 15 agosto, dicesi 15 agosto, il Ministro Balduzzi emana il diktat sulla prescrizione per principio attivo. Lodevole iniziativa, i Medici debbono imparare le molecole e non i nomi commerciali, così il generico potrà prendere piede in Italia e potremo avere dei risparmi!! Ma il Ministro ha chiesto a qualche Medico che cosa pensava di questa iniziativa? Sa il Ministro che i Medici sono disorientati dalla pletora di generici che invade le Farmacie? Sa che non tutti i generici sono uguali? Sa che la Medicina generale chiede da tempo che l’Aifa stampi un orange book dei generici?
Di certo non ha tranquillizzato i Medici il fatto che pochi giorni dopo la disposizione per la prescrizione del principio attivo l’EMA abbia ritirato ben 7 generici perché senza convincenti studi di bioequivalenza e la stessa AIFA, dopo aver approvato i generici di Keppra e Topamax, scriva ai medici di apporre sul farmaco originale la dicitura NON SOSTITUIBILE perché i generici dei due farmaci non sono affidabili.
Cari colleghi, un atto d’orgoglio! La nostra professione è la più bella del mondo; noi entriamo nell’intimo delle persone, noi gioiamo e spesso soffriamo con loro.
Diciamo ai nostri amministratori ed ai nostri politici basta; noi conosciamo le difficoltà del presente, ma vogliamo essere e vogliamo fare i Medici.

                                                                     Dott. Giulio TITTA